23 aprile 2009



25 Aprile: la foglia di fico della Sinistra

Il Consiglio dei Ministri, tenuto a l'Aquila il 23 Aprile scorso e presieduto da Berlusconi, ha approvato un decreto legge molto articolato in cui vengono prese importanti decisioni a favore della popolazione locale, che vanno dai vantaggi fiscali, al finanziamento diretto delle famiglie che devono ricostruire le proprie abitazioni distrutte dal sisma, all'esenzione dalle tasse universitarie per gli studenti, alla costruzione in cinque mesi di un centro residenziale che servirà, in prima battuta, come sistemazione, prima che arrivi l'inverno, delle famiglie che hanno avuto la distruzione della propria casa e che oggi sono sistemate nelle tende e, più avanti, man mano che la ricostruzione delle loro case sarà completata, diventerà un campus universitario. Per ultimo si è parlato anche dello spostamento del prossimo G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
Nella conferenza stampa, tenuta subito dopo la conclusione dei lavori del Consiglio dei Ministri, Berlusconi e Tremonti hanno spiegato, il senso delle decisioni prese, dove saranno prese le risorse per finanziare quanto deciso, fermo restando che si continuerà a non mettere le mani nelle tasche degli Italiani, e il perchè dello spostamento del G8 dalla Maddalena a L'Aquila.
Insomma, materia abbondante per suscitare numerose domande da parte dei giornalisti presenti.
Infatti la prima domanda, fatta da un giornalista della redazione di “Ballarò”, al Presidente del Consiglio è stata:”Qual'è la sua opinione sul 25 Aprile?”.
Giustamente, Berlusconi ha risposto che non gli sembrava il momento per parlare del 25 Aprile.
Credo che questo episodio sia sintomatico della nevrosi che ha colpito la Sinistra, che non avendo più ideologie di riferimento, si aggrappa disperatamente all'unico riferimento che sente esserle rimasto: le radiose giornate della Resistenza.
Ogni volta che si trova in difficoltà e vede assottigliarsi le proprie fila, la Sinistra comincia a denunciare presunti attacchi alla democrazia, torna a parlare di “pregiudiziali antifasciste”, e pretende che tutti rendano omaggio alla Resistenza, una specie di religione di cui la Sinistra si è autoproclamata la grande sacerdotessa.
Su quello che è stata, effettivamente, la Resistenza dovrà pronunciarsi la Storia.
Sui massacri prevedibili, conoscendo le modalità della reazione tedesca, provocati dagli attentati partigiani, del tutto inutili sul piano militare, si dovrà pronunciare la Storia.
Sulle migliaia di omicidi perpetrati dopo la fine della guerra contro inermi cittadini, accusati di fascismo, c'è il segno indelebile lasciato in migliaia di famiglie, che non hanno dimenticato!
Oggi sappiamo che i cosiddetti “valori della Resistenza”(che poi altro non sono che i valori della democrazia e della libertà, comuni a buona parte del mondo occidentale) appartengono a tutto l'arco parlamentare. Non c'è un solo partito che non vi si riconosca!
E, allora? Che senso ha questo continuo richiamo alla Resistenza,che per molti è stata solo una sanguinosa guerra fratricida, che ha determinato lutti e odii, che non si sono ancora rimarginati? Ci lamentiamo sempre della contrapposizione eccessiva fra le parti politiche. E' questa la strada per aumentare la concordia fra gli Italiani? Lo chiedo al Presidente della Repubblica, che sembra abbia riscoperto la sua radice comunista e si è lanciato, sospettosamente, in accalorate commemorazioni della Resistenza, a 64 anni dalla Liberazione. Forse ha voluto alzare la palla per facilitare il tiro ai suoi ex compagni di partito in difficoltà?
Ma, caro Presidente, quando parla così, non Le viene mai in mente un'altra Resistenza, soffocata nel sangue dai carri armati sovietici? Ricorda? Sto parlando degli insorti di Budapest, che nel 1956 si ribellarono al regime comunista. Si ricorda le disperate richieste d'aiuto, lanciate via radio, e a cui gli occidentali non poterono dare risposta. Io in quei gioni ero in vacanza, nella mia tenda canadese, ascoltavo commosso le notizie tragiche che arrivavano e piangevo dalla rabbia.
Lei, invece, dirigente del PCI, componente del Comitato Centrale, non ebbe un attimo di esitazione nel giustificare l'intervento dei carri armati sovietici, con un lungo articolo sull'Unità.
Non si sente, caro Presidente, un po' ipocrita?