22 Giugno 2007
I Sindacati non vogliono la calcolatrice.
Il ministro dell'economia Tommaso Padoa-Schioppa, nel corso della trattativa in corso fra governo e sindacati, alle richieste eccessive di quest'ultimi ha cercato di porre un limite.
“Due miliardi e mezzo è il limite” dice il ministro “oltre cui non possiamo andare. Da marzo” aggiunge il ministro” c'è stato un peggioramento imprevisto della spesa; colpa del contratto del pubblico impiego e della sanità.”
Queste parole non sono per niente piaciute al segretario della CGIL, Epifani, che ha commentato: “se si vuole affrontare la previdenza con la calcolatrice non va bene, non va proprio bene: noi non trattiamo con la calcolatrice, perchè dietro ai numeri ci sono sempre i problemi, le persone.”
A me fanno ricordare altre parole, altre parole d'ordine di questi superpotenti sindacati italiani, quando affermavano che il salario dei lavoratori era una “variabile indipendente”, e quindi non poteva sottostare a ragionamenti di bilancio aziendale.
A questi signori dello sciopero, cioè di un'abietta forma di ricatto sociale e politico, e a partiti che a destra e a sinistra, sono sempre stati succubi dei sindacati, dobbiamo l'accumulo di un debito pubblico, che oggi è la palla al piede dell'economia italiana.
E, anche in questa occasione, la spunteranno loro e il surplus finanziario dovuto alle maggiori entrate dipendenti dalla ripresa economica delle nostre aziende, sarà sperperato in mille rivoli per accontentare l'apparato sindacal-burocratico che governa questo paese, e non per ripianare il debito pubblico (come ci chiede l'Europa!) e favorire così un generale sviluppo del Paese.
“Due miliardi e mezzo è il limite” dice il ministro “oltre cui non possiamo andare. Da marzo” aggiunge il ministro” c'è stato un peggioramento imprevisto della spesa; colpa del contratto del pubblico impiego e della sanità.”
Queste parole non sono per niente piaciute al segretario della CGIL, Epifani, che ha commentato: “se si vuole affrontare la previdenza con la calcolatrice non va bene, non va proprio bene: noi non trattiamo con la calcolatrice, perchè dietro ai numeri ci sono sempre i problemi, le persone.”
A me fanno ricordare altre parole, altre parole d'ordine di questi superpotenti sindacati italiani, quando affermavano che il salario dei lavoratori era una “variabile indipendente”, e quindi non poteva sottostare a ragionamenti di bilancio aziendale.
A questi signori dello sciopero, cioè di un'abietta forma di ricatto sociale e politico, e a partiti che a destra e a sinistra, sono sempre stati succubi dei sindacati, dobbiamo l'accumulo di un debito pubblico, che oggi è la palla al piede dell'economia italiana.
E, anche in questa occasione, la spunteranno loro e il surplus finanziario dovuto alle maggiori entrate dipendenti dalla ripresa economica delle nostre aziende, sarà sperperato in mille rivoli per accontentare l'apparato sindacal-burocratico che governa questo paese, e non per ripianare il debito pubblico (come ci chiede l'Europa!) e favorire così un generale sviluppo del Paese.