01 febbraio 2008



La forza dei fatti.


La campagna elettorale del 2006 arriva dopo un'opposizione senza quartiere che per cinque anni, ha sottoposto gli italiani ad una martellante propaganda antigovernativa. A cominciare dai fatti e misfatti del G8 di Genova, la piazza sindacale per l'articolo 18, i girotondi, gli scioperi dei magistrati, i cortei dei pacifisti o, meglio, dei pacifinti, il sistematico attacco di ogni legge o riforma fatta dal governo, dalla legge Biagi, alla riforma scolastica, dalla riforma Rai, alla legge sull'immigrazione, tutto declinato con violenza verbale e non solo: ricordate le ingiurie a Berlusconi e il cavalletto che lo raggiunse al capo ? Per non parlare dei continui allarmi per presunti pericoli per la democrazia.

Tutto questo e la lunga crisi economica internazionale, la più lunga del dopoguerra, e che aveva accompagnato fin dalla sua nascita, con la tragedia delle torri gemelle, il governo del centro-destra, aveva contribuito a creare nella popolazione uno stato d'animo di profondo pessimismo e di sfiducia.

Tutti scommettevano su una travolgente vittoria di Prodi, che era riuscito a mettere in piedi una coalizione antiberlusconi, con un dettagliato programma politico, in cui aveva messo d'accordo Mastella e Diliberto, Dini e Bertinotti, Di Pietro e Pecoraro Scanio. Un vero e proprio capolavoro politico! Alcuni pronostici davano l'Unione in vantaggio di circa 10 punti sulla CdL.

Nonostante questo, la vitalità politica di Berlusconi ebbe ragione di ogni pronostico. Anche della colpevole inerzia dei suoi alleati. Con un guizzo portentoso recuperò lo svantaggio iniziale e, senza il pasticcio di Tremaglia del voto degli italiani all'estero, avrebbe persino centrato l'obiettivo della vittoria.

Un tema centrale della campagna elettorale del centro-destra era stato la denuncia della estrema disomogeneità della coalizione di centro-sinistra, tenuta insieme solamente dall'antiberlusconismo e da un megaprogramma dove si poteva trovare tutto e il contrario di tutto: fatto ad arte perchè ogni partito vi potesse trovare le ragioni della partecipazione alla coalizione.

Prodi, per contro, assicurò gli italiani che avrebbe provveduto a renderli felici.

Presero 24.000 voti in più alla Camera e 350.000 voti in meno al Senato.

Della striminzita vittoria, che aveva il sapore della sconfitta, il centro-sinistra continua a dare la colpa alla legge elettorale ma la verità è che molti italiani non si fidarono di Prodi e alla fine preferirono ancora Berlusconi.

Tenuto conto dei gravi problemi del Paese e dell'oggettiva difficoltà che avrebbe incontrato chiunque a governare con una maggioranza risicata, qual'era quella uscita dalle urne, Berlusconi propose a Prodi un governo di larghe intese per affrontare le grandi riforme necessarie.

Ma Prodi rigettò arrogantemente l'offerta, affermando che la sua coalizione avrebbe governato per l'intera legislatura.

E l'Unione, imperterrita, senza tener in alcun conto che, in base ai numeri, la maggioranza degli italiani era con la CdL, occupò tutte le cariche istituzionali: presidenza del Senato e presidenza della Camera.

Per di più, poco dopo, alla scadenza del mandato di Ciampi, il centro-sinistra nominò presidente della repubblica, con i voti dell'Udc ma senza i voti di Forza Italia, AN e Lega, Giorgio Napolitano, vecchio dirigente del PCI e ora dei DS.

Avevano occupato le istituzioni, ma i voti al Senato erano comunque pochi. Ecco allora che ad ogni votazione di rilievo scattava la precettazione dei senatori a vita, cioè di ex presidenti della repubblica o personaggi nominati da questi e che, guarda caso, sono tutti agganciati in un modo o nell'altro al carrozzone del centro-sinistra, cosa che la dice lunga sulla “cupola”, affaristico-politico-culturale, che ci domina da anni.

La Costituzione Italiana è la sola al mondo che prevede l'istituto dei senatori a vita, recepito dal vecchio statuto monarchico. In una moderna democrazia è, ovviamente, inaccettabile dare un potere decisionale, in parlamento, a chi non ha avuto una legittima delega dal popolo, l'unico soggetto detentore della sovranità.

Questa anomalia della Costituzione Italiana dovrà essere corretta al più presto.

Prodi ha approfittato di questo, senza alcuna remora di natura etica e nonostante qualche timida osservazione di Napolitano, facendo approvare anche l'ultima legge finanziaria, con i voti determinanti di due senatori a vita. Questo è accaduto nell'indifferenza totale: nessun politico o giornalista ha osato denunciare il fatto che in ultima analisi, costituzione o non costituzione, la legge finanziaria era stata approvata nonostante il voto contrario del popolo italiano, rappresentato dai senatori eletti dal popolo.

Infine, inaspettatamente, dopo una lunga agonia, il colpo di grazia al governo lo ha dato Mastella.

Infatti proprio lui, che si era subito messo, scodinzolante, al sevizio dell'Associazione Nazionale Magistrati modificando, sotto dettatura di questa, la legge di riforma appena fatta da Berlusconi, è stato abbattuto dall'indagine di una scheggia impazzita(?) della magistratura, che ha messo agli arresti la moglie e un nutrito gruppo del suo partito, a seguito di un'indagine, che lo stesso vicepresidente del CSM ha giudicato anomala.

E questo, dopo che era stato fatto oggetto, per settimane, di una violenta campagna mediatica.

Se n'è andato, Mastella. Sbattendo la porta. E insieme con lui se ne sono andati 500.000 voti raccolti dal suo partito, nelle elezioni politiche.

Tenuto conto che alla Camera Prodi aveva vinto con 24.000 voti, questo significava che il premio di maggioranza conquistato era virtualmente decaduto. Ormai l'apparente maggioranza dei numeri, alla Camera, era un vero e proprio falso!

Qualsiasi uomo politico con un minimo di sensibilità delle istituzioni avrebbe capito che l'unica cosa da farsi era di andare di corsa dal presidente della repubblica e dare le dimissioni.

Invece l'uomo, di cui parliamo, ha preteso di andare a chiedere la fiducia in entrambe le camere.

Sensibilità verso le istituzioni, è stato detto. Solo arroganza di un burocrate, avvinghiato al potere, che si vedeva sfuggire la possibilità di nominare 600 managers di aziende pubbliche, che avrebbero significato un ulteriore rafforzamento del già grande potere tentacolare della “cupola” affaristico-politico-culturale, che fa capo al centro-sinistra.

Alla Camera con i deputati conquistati con il premio di maggioranza (che virtualmente sarebbero dovuti decadere con il passaggio all'opposizione dell'Udeur!) ha avuto la fiducia. Al Senato, pur giocandosi ancora una volta la carta dei senatori a vita, è stato bocciato. Irrimediabilmente.

Finalmente l'Italia si è liberata, speriamo per sempre, di questo nobiluomo della politica!

Ora attendiamo le decisioni di Napolitano. E che non siano troppo lente! Deve scusarci, il presidente, ma noi alla serenità di giudizio da parte di chi ha militato tutta una vita con una parte politica abbiamo difficoltà a credere.

Ci sentiamo di dire che comprendiamo la fretta del centro-destra e la diffidenza verso azioni tese a posticipare la data delle elezioni, qualsiasi sia il pretesto. Contro le manovre più o meno trasparenti di certi personaggi e di certi poteri, l'unica risposta, veramente democratica, è di restituire la sovranità al popolo.