05 marzo 2008



Il tram chiamato Veltroni.


Per il PD i nodi cominciano a venire al pettine. Le scelte disinvolte di Veltroni, in tema di alleanze e di formazione delle liste, stanno procurando disorientamento nell'elettorato tradizionale del partito e veloce ripensamento negli ingenui, rimasti ammaliati dall'eloquio del grande affabulatore.

Prima, l'accordo con l'ex magistrato-poliziotto Di Pietro, che frenerebbe (in caso di una, per fortuna improbabile, vittoria) ogni tentativo di riforma in senso europeo della macchina giudiziaria italiana, a cominciare dalla separazione, ormai ineludibile, delle carriere fra magistrati inquirenti e magistrati giudicanti.

Poi, nella frenetica ricerca di voti, è arrivato l'accordo con i Radicali e la promessa di riservare 9 seggi per loro, in Parlamento, a compensare la loro rinuncia al simbolo di partito e la confluenza nel PD. Un accordo che ha fatto venire il mal di pancia alla parte cattolica del PD e, di più, sta facendo smottare l'elettorato cattolico, ex Margherita, verso la formazione UDC-La Rosa Bianca di Casini. Ma non è finita. Il furbetto del quartierino ha tirato la patacca ai Radicali, piazzando i loro candidati in liste e posizioni niente affatto blindate e, pertanto, i nove seggi promessi sono del tutto teorici. Pannella ha accusato senza mezzi termini Veltroni di non avere mantenuto la parola data e, per protesta, ha iniziato lo sciopero della sete. Veltroni ha risposto che le liste del PD non possono essere considerate un tram per andare in Parlamento. Non ha chiarito, però, se lui l'avesse promesso o no, ai Radicali. Sono scemi loro, che hanno capito fischi per fiaschi o lui gli ha tirato il bidone?

Gli Italiani, ora, sono avvertiti: le promesse ed i programmi di questo signore hanno il valore della carta straccia.

Il PD è il Partito del Lavoro, afferma Veltroni, e per sottolinearlo fa entrare in lista un operaio della Thiessen, il cui solo merito è quello di essere l'unico superstite della tragedia dell'acciaieria di Torino, che ha commosso l'Italia intera. Chissà che non porti qualche voto? Pensa il nostro amico. Ma il PD è anche il Partito degli industriali e arruola Colaninno e Calearo. L'uno è il figlio di quell'esponente dei “capitani coraggiosi”, che dettero l'assalto alla Telecom, quando palazzo Chigi, occupato da D'Alema, era diventata la Banca d'Affari più importante d'Italia.

L'altro, dirigente della federmeccanica, considerato un falco degli imprenditori, l'altra sera a “Ballarò” ha fatto sbiancare il suo compagno(si può ancora dire?) di partito Letta, quando ha ringraziato Mastella per aver fatto cadere Prodi, e si è augurato che Visco non venisse ricandidato.

Calearo forse non sa che Prodi è il Presidente del partito, che lo sta candidando e che lo stesso Veltroni, fino all'altro ieri operava affinchè il governo Prodi durasse fino al 2010.

Non c'è che dire nel PD c'è un po' di confusione!